Omelia della Santa Messa Crismale

Carissimi,
un saluto cordiale a tutti voi, in modo particolare ai vescovi Andrea e Francesco; com’è tradizione, desidero anzitutto ricordare i sacerdoti ordinati nell’anno 2016: don Daniele Paradiso e i Frati Minori Ronaldo Cruz da Conceicao, Marciano Forte Raso, Camillo Iovieno. Inoltre, in quest’anno 2017 celebrano il loro anniversario di ordinazione: don Maurizio Lombardi e don Mario Granato (25 anni); mons. Gaetano Nardone e padre Angelico Bellino OH (50 anni); don Geremia Soscia, padre Archelao Camburri OH, padre Filippo Lucarelli, padre Marcello Lucarelli e padre Enrico Sacchetti OFM (60 anni). Invochiamo dal Signore grazie abbondanti sul loro ministero. Ricordiamo inoltre, nella preghiera, il Frate Minore Antonio Tommaselli, tornato alla casa del padre.
Questa concelebrazione ci vede riuniti come Popolo di Dio, qui raccolto nella totalità delle sue membra per proclamare le opere meravigliose di Colui che dalle tenebre ci ha chiamati alla sua luce e ha fatto di noi «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che egli si è acquistato» (1Pt 2,9). Infatti, «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre» (Ap 1,5-6).
«La Messa crismale è quasi epifania della Chiesa, corpo di Cristo organicamente strutturato che, nei vari ministeri e carismi (1Cor 12,27), esprime, per la grazia dello Spirito, i doni nuziali del Cristo alla sua sposa pellegrina nel mondo (Ef 5,27)» (CEI, Benedizioni degli oli e dedicazione della chiesa e dell’altare, Premesse, p. 10). Gli oli e il crisma che saranno benedetti ci ricordano appunto i doni che il Dio Uno e Trino pone nelle mani della Chiesa affidandoli al suo ministero.
Tutti, in forza del battesimo, siamo partecipi di una vocazione santa e costituiti come popolo sacerdotale. Voi tutti infatti, cari fratelli e figli, «avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza». E «l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito» (1Gv 2,20.27). «Questa unzione spirituale – dice Agostino – è lo stesso Spirito Santo, il cui sacramento consiste nell’unzione visibile» (Commento alla lettera di san Giovanni 3, 5). E continua: «Se è la sua unzione che vi istruisce su tutto, il nostro è come un lavoro inutile. Perché tanta insistenza nell’istruirvi? Non è meglio affidarvi alla sua unzione, cosicché sia essa ad istruirvi? […] C’è qui un grande mistero sul quale occorre riflettere, o fratelli. Il suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta dentro. Non crediate di poter apprendere qualcosa da un uomo. Noi possiamo esortare con lo strepito della voce ma se dentro non v’è chi insegna, inutile diviene il nostro strepito» (ibidem 3,13).
Tutta la Chiesa, nella molteplicità e varietà delle sue membra, è dunque – come è stato sottolineato – il “Corpo crismato” (Cettina Militello) che deve emanare il profumo del Cristo. Dice Paolo: «Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita» (2Cor 2,14-16).
Siamo perciò chiamati a emanare il profumo di Cristo, che si espande a partire dalle nostre scelte di comunione e di servizio. Ogni battezzato deve testimoniare queste scelte, ma in primo luogo chi vi parla, assistito dal collegio dei presbiteri e dei diaconi. Il Prefazio della messa ci ricorda che Dio «comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti», ma «con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che, mediante l’imposizione delle mani, fa partecipi del suo ministero di salvezza». Ad essi il Padre propone «come modello il Cristo» affinché «si sforzino di conformarsi» alla sua immagine «e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso». Come vescovi e sacerdoti dobbiamo sentirci non al di sopra del Popolo di Dio, ma esserne intimamente parte e a servizio del Corpo di Cristo.
La comunione tra noi, tra il Vescovo e i presbiteri e i diaconi, tra i ministri ordinati e le altre membra del Popolo di Dio, la comunione nelle parrocchie e tra parrocchie, è dunque essenziale alla Chiesa – che avanza nella storia tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio (Agostino, La città di Dio XVIII, 51, 2, citato in Lumen Gentium 9) – perché il buon odore di Cristo possa espandersi nel mondo.
V’imploro con tutte le mie forze, a iniziare da voi confratelli nel sacerdozio: cerchiamo, tutti insieme, di dare al mondo questa testimonianza, senza la quale qualunque sforzo sarebbe altrimenti vano. Volerci bene tra noi, per quanto possibile, mantenere relazioni autentiche di fraternità, vivere appieno la paternità sacerdotale con il gregge che ci è stato affidato, è il compito prioritario che dobbiamo assumerci, quello che ha la precedenza su ogni altra cosa.
Questa è la mia prima messa crismale e posso dire, in tutta sincerità, di aver desiderato ardentemente di poterla celebrare con voi (Lc 22,15). Il Signore ci dia forza per continuare a camminare insieme sulle vie che egli c’indicherà.