“Unire intelligenza e cuore per iniziare a costruire nuove comunità”

“Unire intelligenza e cuore per iniziare a costruire nuove comunità”: questa è l’esortazione del Direttore Nazionale della Fondazione Migrantes, mons. Giancarlo Perego, intervenuto al convegno dell’Ufficio diocesano Migrantes di Benevento dal titolo “Migranti Minori vulnerabili e senza voce”, celebratosi presso la Sala Parrocchiale “Sacro Cuore”. Il Direttore della Fondazione Migrantes, nel relazionare sul tema del convegno, ha esordito citando i dati del popolo migrante che rinnova non solo la società civile ma anche la Chiesa. “La migrazione economica ha visto una crescita significativa con 17.500 arrivi, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Stiamo vivendo il periodo del migrante che deve lasciare la propria terra non solo per la guerra ma anche per i disastri ambientali”. Il Direttore Nazionale della Fondazione Migrantes è intervenuto inoltre sulle problematiche sull’accoglienza che ha l’Italia: “È un Paese di passaggio che in questi ultimi anni si è trovato ad affrontare una grande ondata migratoria ed il rischio è stato di delegare a in questi ultimi anni ad affrontare una grande ondata migratoria ed il rischio è stato di delegare a imprenditori legati alla malavita la gestione dell’accoglienza. Il caso di Mafia Capitale ne è un esempio. La Chiesa ha promosso un’accoglienza diffusa sul territorio con gli Sprar, un modello di accompagnamento con il sostegno dei Comuni. Il novanta per cento dei minori accolti sono adolescenti, 17.500 sono ospitati in strutture. Il sistema di accoglienza ha due elementi di debolezza: il primo è che molti ragazzi continuano il viaggio da soli, senza nessun sostegno, rischiando la vita e il secondo è la ricomparsa di veri e propri orfanotrofi, in cui alloggiano anche più di cento ragazzi”. Mons. Perego ha concluso il suo intervento affermando : “Alcuni minori sono vittime di tratta sessuale o lavorativa. Sono trentamila i minori accolti nelle nostre strutture ecclesiastiche, che poi diventati adulti lavorano nel settore tessile nell’agricoltura e come badanti. I volti dei ragazzi ci devono ricordare che anche i giovani italiani, spesso laureati, sono costretti a lasciare il nostro Paese: gli emigranti sono centosettemila, un dato che ci porta al 1960”.
L’Arcivescovo di Benevento, Mons. Felice Accrocca, ha invitato a proporre soluzioni relative al tema dei migranti “circoncidendo” i nostri cuori. “Argomenti così complicati non possono essere risolti ragionando di pancia ma con la testa e con il cuore. Come Chiesa occorre contribuire ad offrire soluzioni alternative”. “Dobbiamo prendere coscienza – ha concluso l’arcivescovo di Benevento – che questo problema è più grande di quanto pensiamo”.
Al termine degli interventi di Mons. Perego e dell’Arcivescovo di Benevento è seguita la proiezione del video “Vita da SPRAR” e la testimonianza di Yankuba Darboe e Mario La Monaca, protagonisti di un’emozionante e positiva storia di accoglienza.
È intervenuto inoltre al convegno Moustapha Ghafir, Imam di Benevento e responsabile dell’associazione “Il Dialogo” che ha esordito ringraziando “la Chiesa e Papa Francesco per quanto si sta facendo per l’accoglienza e il dialogo”. L’Imam Moustapha Ghafir ha poi raccontato il  cammino con la Caritas beneventana con cui è nato il gruppo “Pace Alaykom”: “non  vogliamo restare chiusi ma vogliamo dialogare per farci conoscere e abbattere il muro della paura”.
A chiudere gli interventi  il direttore dell’Ufficio Diocesano Migrantes, don Sergio Rossetti che ha ringraziato i presenti e ha relazionato sull’attività della Migrantes: “Centosessantasei nuove famiglie, novecentottantasette richieste di aiuto di vario genere di cui centonovantacinque sono garantite. Sono settecentoundici gli interventi analizzati, settantadue ritorni di persone, sessantasei richieste di  badante”. Don Sergio Rossetti  ha concluso affermando: “Dobbiamo essere sensibili, come direbbe il Papa: i migranti sono la carne di Cristo. È stato svolto il convegno in una parrocchia perché punto di partenza. Dobbiamo dare speranza a chi è meno fortunato. Dobbiamo partire dalle periferie perché è lì che le persone vengono accolte”.