Si è concluso il 33° convegno pastorale diocesano, che per tre giorni ha riunito presso il seminario arcivescovile di Benevento centinaia di operatori pastorali: sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, catechisti, responsabili di associazioni e movimenti e singoli fedeli. Un convegno all’insegna del “camminare insieme”, il tema scelto per questo appuntamento, che è stato particolarmente apprezzato. D’altronde anche la massiccia partecipazione ai vari momenti del convegno, sottolineata pure dall’Arcivescovo nelle sue conclusioni, è il termometro del desiderio generale di tutta la Chiesa beneventana, di cambiare rotta e incamminarsi in un percorso vero di condivisione e di comunione.
Non a caso dai lavori di gruppo che per due serate hanno impegnato i convegnisti, sono emerse due parole chiave, sulle quali l’intera comunità diocesana dovrà riflettere e confrontarsi: formazione e condivisione. È stato lo stesso mons. Felice Accrocca a tirare le somme di quanto emerso nella discussione dei tavoli zonali e dei gruppi, presentando una slide con tutte le parole chiave emerse. Quelle più “gettonate” sono state proprio formazione e condivisione, con quest’ultima che si sposa alla perfezione anche con le parole interparrocchialità, comunione, collaborazione, coordinamento, anch’esse emerse dai gruppi di riflessione. L’Arcivescovo, insieme a queste due parole emerse con forza dalla base, ha voluto mettere al centro della sua relazione conclusiva anche un terzo termine: umiltà, che nella slide era presente in caratteri molto piccoli. “Formazione e condivisione – ha detto mons. Accrocca – mi sembrano due aspirazioni, due desideri, che potremo realizzare solo con grande disponibilità e umiltà”. E il Pastore della Chiesa beneventana, col suo solito stile concreto e diretto, ha sottolineato i tanti fattori di rischio che possono bloccare questo cammino di condivisione, invitando a “resistere alla tentazione del tutto cambi perché tutto resti così”. Particolarmente forte, per chiarire il suo pensiero, la citazione di santa Caterina che così si rivolse al Papa del suo tempo: “Orsù santità, siate uomo adulto e non fanciullo”. Mons. Accrocca ha ribadito cocciutamente che camminare insieme non solo è possibile, ma è doveroso in un tempo di eccessiva frammentazione. I tempi richiedono un agire più strutturato, e bisogna attrezzarsi con umiltà per realizzare questa condivisione. In sostanza il richiamo dell’Arcivescovo è stato alla sua relazione introduttiva del convegno, nella quale aveva indicato i motivi teologici e pratici per cui bisogna camminare insieme, invitando a perseguire obiettivi possibili e alla nostra portata, senza fare progetti e programmi altisonanti. L’appello a implementare l’anello intermedio tra diocesi e parrocchia, vale a dire l’interparrocchialità, è stato ribadito a gran voce, sottolineando che per realizzarlo è necessario che ognuno sacrifichi qualcosa. Nel finale della relazione, mons. Accrocca ha dato indicazioni pratiche alle zone per crescere nella comunione.”La zona deve essere l’anello di congiunzione tra formazione e condivisione”. “Bisogna progettare intorno all’anno liturgico e non alle pratiche devozionistiche”. Indicazioni che l’Arcivescovo ha accompagnato con l’appello forte a credere che questo cammino, sia pur lento e faticoso, potrà essere percorso: “se ci crediamo ci riusciremo, altrimenti sarà una lenta asfissia” ha detto mons. Accrocca, che poi ha concluso il suo intervento chiedendo al Signore il dono dell’umiltà per ciascuno, quella virtù mariana che può aiutarci a vivere efficacemente questo passaggio vitale della vita diocesana.